Addio artista!

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È morto ieri Jean Paul Belmondo, una delle più grandi star del cinema francese. Soprannominato "Bebel", questo monumento del 7esimo L'arte francese è morta all'età di 88 anni. È stato il suo avvocato a consegnare l'informazione all'Afp ieri alla fine del pomeriggio.

Da allora sono stati emessi numerosi omaggi, anche dall'Eliseo:

“Rimarrà per sempre il “Magnifico”. Con Jean-Paul Belmondo si spegne un tesoro nazionale, tutto in solare allegria e scoppi di risate. Tra i nostri grandi attori, è stato quello che ha vinto a mani basse il palmo del pubblico. (…)

Per decenni, i francesi hanno ammirato le sue acrobazie, ma la più bella è stata questo grande divario perpetuo tra registri così diversi, l'avanguardia e lo spettacolo, la New Wave e il cinema popolare, tra Belmondo e Bébel, l'eroe sublime e la figura familiare, l'infaticabile temerario che ha rischiato la vita in risse e inseguimenti e il mago delle parole spezzate nella lingua di Marguerite Duras come quella di Michel Audiard.

Alla fine degli anni '1980, dopo una pausa di 26 anni, aveva ripreso la strada delle tavole, il suo primo amore. Ha interpretato Kean, questo ruolo che è il sogno di un attore, poi Cyrano de Bergerac, questo personaggio che è il sogno di un poeta, prima di interpretare Feydeau ed Eric-Emmanuel Schmitt.

Sembrava inarrestabile. Ma sappiamo dai tempi di Achille che anche gli eroi sono vulnerabili. Nel 2001 è stato colpito da un ictus. Colui che aveva il verbo così forte e il corpo così agile si trovò muto, paralizzato. Il dottore gli disse che non avrebbe più parlato. Ha smentito questa prognosi con una caparbia volontà: due anni dopo, ha potuto parlare di nuovo. Credere che, anche in realtà, fosse dotato di poteri sovrumani.

Da questo bel nome che aveva ricevuto alla nascita, Jean-Paul Belmondo aveva tratto più di un nome d'arte: un compendio di brio e verve, l'espressione di un'epoca innamorata della libertà, della gioia e della rivolta. Con la sua generosità di mente e di cuore, aveva abbracciato tutto il cinema francese, acuto e popolare, classico e iconoclasta. In lui ci siamo ritrovati tutti.

Il Presidente della Repubblica e sua moglie si inchinano a colui il cui volto era un pezzo della nostra eredità, l'energia un inno alla vita e il talento un appello per la settima arte. Fanno le loro addolorate condoglianze alla sua famiglia e ai suoi cari, così come a tutti i francesi che ha fatto ridere e commuovere per più di 60 anni”.

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